Monica Bellucci è il sogno segreto della maggior parte degli uomini e, mi permetto di dire, probabilmente anche di molte gentili signore. Una donna bellissima che racchiude in sé sensualità ed eleganza. Sembra aver trovato quell’elisir di lunga vita e infinita giovinezza che regalava qualche decennio fa al pubblico un’altra bellissima del grande schermo, ovvero Isabella Rossellini, ne La morte ti fa bella. E quale miglior madrina per un Festival del cinema vi chiederete?
Da gatto colto e notoriamente intellettuale (condizione questa che mi pone ben al di sopra della totalità dei pensatori umani) non posso esimermi dal ricordare che la Bellucci, come interprete, è stata spesso aspramente criticata.
Bocciata nel 2009 per la sua interpretazione ne Non ti voltare diretta dalla regista Marina De Van; nel 2011, proprio a Cannes, viene fischiata per une été brûlant di Philippe Garrel.
La sua, diciamo, non è una attorialità ricca di espressioni notabili. Se ne possono contare al massimo un paio: imbronciata e sensuale. Ha tentato la versione ingenua, ma senza grade successo ahimè. Ma la sua è certamente una presenza importante in molte pellicole di grandi autori. «Se occorre inscenare la sensualità niente è meglio di un pizzico di Bellucci». Questo è quel che si dice tra gli addetti ai lavori da Parigi a Los Angeles. Roma, Milano e perfino nei Balcani di On the Milky Road.
E devo ammettere che anche io mi sono lasciato influenzare da questa visione di madame Monica pensando da sempre che sia più bella che brava.
All’apertura del Festival me ne stavo quindi comodamente accucciato sulla mia solita poltrona in prima fila. Sono un habitué della Kermesse e la mia fama mi permette alcuni privilegi ben graditi. Sul palco la signora Bellucci appare in un abito da fata turchina, un po’ più scuro per rendere giustizia all’età. Le ho dato poca attenzione, perché concentrato a fare le fusa in direzione di Pedro Almodóvar, regista che amo e al quale sono particolarmente affezionato.
Mentre socchiudevo gli occhi in segno di stima, ricambiato da un occhiolino complice del mio beniamino, un inatteso movimento sul palco mi ha distolto da quell’idilliaco momento amatorio. Era la madrina del Festival intenta a cimentarsi in un appassionato tango col baisé (baciare è al participio passato perché dopo un bacio di madame non resta che morir d’amore) che ci ha lasciati tutti senza fiato.
