Durante la proiezione di Lucky Lu, mi è venuto spontaneo pensare: “Ma questo è un remake di Ladri di biciclette“. E in effetti, le somiglianze ci sono. L’opera prima di Lloyd Lee Choi, presentata alla Quinzaine des Cinéastes, racconta la storia di Lu, un fattorino di New York la cui vita viene sconvolta quando perde la sua unica fonte di reddito: la bicicletta. Con la famiglia finalmente in viaggio dall’Asia verso New York, Lu si trova a dover affrontare una città spietata per proteggere la fragile esistenza che ha costruito.
Il film si distingue per la tensione costante e il ritmo incalzante che lo attraversa. Ambientato principalmente nei quartieri di Chinatown, offre uno sguardo autentico su una “città nella città”, dove anche una semplice bicicletta assume un valore inestimabile per un lavoratore umile. Attraverso incontri e situazioni, emergono il passato di Lu e le ragioni che lo hanno portato a diventare un rider, spingendo lo spettatore a parteggiare per lui nella sua lotta per raccogliere il denaro necessario ad accogliere moglie e figlia.
La giovane figlia, interpretata magistralmente da Carabelle Manna Wei, si rivela decisiva per il padre. Con l’ingenuità tipica dell’età e un intuito sorprendente, comprende le difficoltà del genitore e cerca di aiutarlo. Le interpretazioni degli attori, in particolare quella di Chang Chen nel ruolo di Lu, sono convincenti e contribuiscono a rendere il film coinvolgente.
Lucky Lu è un film ben costruito e girato con maestria, che segna l’ingresso di Lloyd Lee Choi nel panorama cinematografico internazionale. Di origine asiatica e nato in Canada, Choi è noto soprattutto per il cortometraggio Same Old del 2022, presentato in anteprima al concorso per cortometraggi del Festival di Cannes. Con questa opera d’esordio, Choi dimostra di avere una voce distintiva e promettente nel cinema contemporaneo.



