Patricia Highsmith, oltre a essere stata una scrittrice popolare in tutto il mondo, è stata una donna molto particolare e originale che ha vissuto, come il regista Douglas Sirk, l’ultima parte della propria vita in Ticino. Soprattutto nelle Terre di Pedemonte e ad Aurigeno, in Vallemaggia. Nata nel 1921 in Texas e morta nel 1995 nel nostro Cantone ed è conosciuta per i suoi noir dai quali sono stati tratti moltissimi film come Il talento di Mister Ripley, Carol, L’amico americano e L’altro uomo.
Come detto la scrittrice è un personaggio davvero originale che Eva Vitija ha voluto omaggiare con un documentario. Presentato durante lo scorso Locarno Film Festival Loving Hisghmith (e prima ancora alle Giornate di Soletta) arriva nelle sale della Svizzera italiana in questi giorni.
Il film racconta del lato amoroso dell’autrice, un aspetto finora piuttosto misterioso che la realizzatrice ha voluto esplorare intervistando diverse donne che hanno percorso un tratto di strada con lei.
La regista Eva Vitija ci fa capire meglio come è nato il documentario e come è stato sviluppato.
Signora Vitija ci parla della genesi del progetto?
Sin dalla mia infanzia ha avuto una grande influenza su di me. Mi ricordo che con la famiglia passavo le vacanze in Ticino e all’età di 7 anni i miei genitori mi indicarono una casa a Tegna nella quale viveva una famosa scrittrice, sola con i suoi gatti. Una visione che mi scosse qualcosa dentro e che non mi sono mai dimenticata. Qualche anno fa ho iniziato ad approfondire il personaggio, spulciando i suoi diari e i suoi quaderni, e con mio grande stupore ho scoperto che dietro l’immagine ufficiale, si nascondeva una donna molto romantica e poetica che visse appieno il suo lato amoroso e sessuale con altre donne, in città come New York.
Avevo molte domande su chi fosse davvero questa donna, ecco perché sono andata in America dalla sua famiglia e ho voluto saperne di più. Mi hanno accolto molto bene e mi hanno mostrato diverse fotografie di quando Patricia era ragazza e una giovane donna. Materiale che mi ha aiutato molto a ricostruire la sua fanciullezza e giovinezza.
Perché ha scelto di indagare sulla vita amorosa di Patricia?
Semplicemente perché è fondamentale anche nelle sue opere letterarie. È un aspetto che emerge con forza in tutti i suoi scritti e mi ha incuriosito molto. Ed è un aspetto che non era mai stato analizzato a fondo finora.
Come è stata la relazione tra Patricia Highsmith e il Ticino?
Lei venne in Ticino negli anni 70 per trovare una delle sue migliori amiche. All’inizio visse a Cavigliano e poi si spostò ad Aurigeno, all’interno del nucleo. Una vecchia casa in pietra che amava molto ma che riceveva poco sole d’inverno, ecco perché poi costruì una sua casa a Tegna.
Ci sono degli aspetti della vita della Highsmith che non ha trattato?
Certamente. Ci sono molti aspetti della sua esistenza che non ho toccato nel film perché il mio focus era il tema amoroso e già quello mi ha chiesto molta ricerca. Per esempio, lei è stata anche una pittrice e questo è un suo lato sicuramente interessante, visto che ha dipinto molti quadri durante tutta la sua vita. In generale credo che fosse una personalità molto complessa e difficile da sviscerare fino in fondo per questo motivo ho scelto una via d’entrata e mi sono concentrata su quella. In teoria, visto la vita ricca e interessante che fece, si potrebbero fare altri dieci film su di lei.
Dalle molte interviste che ha realizzato con i famigliari e gli amici che cosa emerge della sua personalità?
Lei è conosciuta come autrice noir e quindi sicuramente aveva un lato un po’ dark. Ma dalle ricerche che ho fatto, ho scoperto che aveva anche un lato anche molto dolce e romantico, mai emerso abbastanza finora. Da quello che mi hanno detto le persone che l’hanno frequentata negli ultimi anni ticinesi a un primo impatto poteva sembrare un po’ cupa e scontrosa, ma poi se si lasciava andare ed entravi in confidenza diventava molto divertente e allegra. Per tanti fu un’amica molto generosa. Inoltre, devo ringraziare anche molte intervistate che hanno contribuito alla riuscita del film parlando esplicitamente del loro amore con Patricia. All’epoca, si sa, era un tabu e le donne che vivevano un rapporto omosessuale dovevano nascondersi.
Che cosa le ha lasciato, alla fine, questa ricerca su questa autrice?
Per me è stato importante cercare di trasmettere agli spettatori l’idea che la sua vita privata influenzasse molto le sue opere. Non ho mai avuto il piacere di incontrarla personalmente, ma più mi addentravo in questo progetto più mi ha affascinava la sua personalità sfaccettata e complessa. Credo fosse davvero unica e con un immaginario originale che è riuscita a mettere nei suo romanzi.