Arriva dall’Argentina e fa sul serio. O forse no, fa solo sorridere. Los delincuentes è l’ultimo lavoro di Rodrigo Moreno (già in concorso a Berlino nel 2006 e nel 2011 quindi non proprio di primo pelo, ma nuovo sulla Croisette) che ti accoglie e ti coccola per tre ore senza farti, quasi, mai annoiare.
Un grigio impiegato di banca nella capitale argentina Roman un giorno decide che quello non sarà come i precedenti e ruba dei soldi al suo istituto di credito. Inoltre, decide di condividere il furto con un collega di lavoro. E se il primo si autodenuncia e finisce in prigione per tre anni, il secondo se ne sta zitto e nasconde il bottino. I due personaggi, Morán e Román, come si può intuire anche dall’anagramma del nome, sono due facce della stessa medaglia. Anche se non si assomigliano fisicamente, sono simili nella mentalità e nella frustrazione di una vita monotona e senza guizzi.
Si tratta sicuramente di un film molto politico dove il messaggio è chiaro ed evidente e cioè che la routine e il salario fisso sono, di fatto, un’alienazione alla vita che ti frega e ti seppellisce. Inoltre, anche in questo caso, è nelle prime visioni di questa edizione non è una novità, la natura è uno degli elementi cardine della pellicola: infatti quando Morán fugge si rifugia in un luogo isolato e immenso nella vegetazione. La sua netta opposizione alla città delle banche è simbolo di libertà e di vitalità.
Ah, e poi c’è pure un amore condiviso involontariamente, un bottino nascosto in un luogo sperduto e praterie di polvere e tramonti.
Los delincuentes gioca con due registri: quello drammatico e quello ridanciano. Un’ambivalenza che fa salire e scendere la tensione narrativa ma che sono ben giocati. Come si diceva all’inizio il film argentino fa sul serio, ma forse no. È una drammatica presa in giro e un divertissement con picchi drammatici. Sicuramente interessante.