Mona Achache è una donna che ha alle spalle un trauma irrisolto e un dolore che si porta dentro dalla morte della madre, una figura particolare e oscura, dalla vita controversa.
Si potrebbe sintetizzare così il film autobiografico (una docufiction) realizzato dalla stessa Achache, che vede quale protagonista una straordinaria Marion Cotillard.
Già dalla prima scena si capisce che siamo davanti a un lavoro originale e sperimentale. Vediamo, infatti, l’attrice francese, spogliarsi dei suoi abiti per vestirsi come la madre morta dell’autrice per impersonarla nel film. Davanti a lei, Mona che le consiglia il da farsi, cosa mettere, come aggiustarsi la collana, i capelli, ecc. Siamo, sin da subito e in qualche modo, nei pressi del metacinema, della metanarrazione dove il reale si confonde la finzione e la vita vera con la recitazione. E lo spettatore è coinvolto in prima persona perché osserva la trasformazione da Marion in Carole, la madre di Mona.
E sin dal principio ci immergiamo in una storia che ha dell’incredibile. Quella, appunto, della madre Carole che è morta suicida nel 2016 e che ha lasciato dietro di sé migliaia di fotografie, filmati, scritti e soprattutto un’esistenza unica.
“Il suo passato ripetitivo – dice la figlia – pesava su di me. Avevo voglia di capire quello che aveva potuto condurre mia madre verso la depressione nella quale è caduta. E sin da subito ho scoperto un personaggio incredibile che non conoscevo e il desiderio di farne un film si è imposto”. E, infatti, fra lotte rivoluzionarie studentesche, Jean Genet che ha approfittato di lei quando aveva tra gli 11 e i 13 anni e la prostituzione, la madre ha poi avuto due figli ed è diventata una casalinga che filmava allegra i figli ai loro compleanni. Ma quel mal di vivere che l’ha sempre accompagnata non l’ha mai abbandonato, sino all’estremo atto.
Little Girl Blue è anche un brano di Janis Joplin. E questo non è un fatto da poco. Anzi, in qualche modo ha molto a che fare con la storia e la vita di Carole.