Foto di Marco Abram

Michel Merkt ha ricevuto ieri sera il premio per il Best Independent Producer Award, il premio dedicato a Raimondo Rezzonico, ed è considerato uno dei produttori più importanti al mondo. Tanto che registi di rilievo come Xavier Dolan, David Cronenberg e Walter Hill si sono affidati a lui per i loro ultimi lavori. Produzioni che hanno avuto un’eco planetario come La mia vita da zucchina, in corsa per gli Oscar quale miglior film d’animazione, sono passati dalle sue mani. Mani che sembrano trasformare in oro tutto quello che toccano.

Lo abbiamo incontrato per meglio capire il suo lavoro e da dove è nata questa passione. Come ci spiega Merkt «è una passione nata anni fa, da ragazzo, in contrapposizione alla mia timidezza. Una passione che si è sviluppata prima nel teatro e che poi ha trovato uno sfogo nel cinema e in particolare con la realizzazione di un cortometraggio». Si è poi sviluppata con uno stage a Canal Plus, un momento fondamentale per la formazione del ginevrino. Solo qualche anno più tardi ha scelto di diventare produttore, una decina di anni or sono quando «ho trasformato la mia passione in un mestiere».

Lo stesso Merkt si definisce «un facilitatore. Mi piace aiutare gli autori a realizzare film. A portare a termine quello in cui credono».

Nella scelta delle produzioni da sostenere Merkt non ha ricette: «non ci sono caratteristiche prestabilite, personalmente mi lascio sorprendere dai colpi di fulmine. È vero che mi interessano comunque i soggetti particolari, strani perché nascono per forza di cose da persone strane, proprio come me».

Come aggiunge Merkt, il produttore deve avere un occhio al futuro. È un mestiere che deve guardare avanti. «Infatti occorre sempre tenere presente che l’idea che sostengo adesso diventerà, forse, un film tra due o tre anni e quindi bisogna avere una visione e non agganciarsi alle mode del momento».

Michel Merkt ha alcuni progetti che sta portando avanti, tra cui una produzione svizzera. Ma per saperne di più rimandiamo alla rivista cartacea con l’intervista completa.

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