Le Règne animal è un film sorprendente anche se si dipana all’interno di un plot piuttosto classico e lineare. I sentimenti che provoca sono abbastanza contrastanti e osservando l’evolversi del film di Thomas Cailley nello spettatore a volte prevale il disgusto e altre la gioia. Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di offrire qualche sapore di un film che non lascia indifferenti. Siamo in un universo parallelo anche se molto realistico dove la mutazione dall’essere umano all’animale è all’ordine del giorno. Anche in una famiglia normale e come tante, la madre subisce questo mutamento kafkiano trasformandosi in una bestia. Creature che vivono in pace nelle foreste, a contatto con la natura, e che l’uomo vuole eliminare attraverso raid polizieschi.

L’opera del regista francese mescola diversi generi, dal body-horror (alla Cronenberg) al teen movie, passando dalle parti della commedia e del dramma sino ad arrivare alla fantascienza e al film ambientalista. Ma lo fa in modo naturale, senza che quasi ce ne accorgiamo. Perché ogni scena è legata a quella seguente e ogni genere ha delle connessioni con quelli successivi. Ma soprattutto il film trova un delicato e giusto equilibrio tra la storia intima e la metafora universale. Dove il difficile rapporto tra il padre umano e il figlio che si sta trasformando può essere visto anche a livello più ampio e toccando il rapporto tra uomo e natura.

Ottima la prova del giovane Paul Kircher che vediamo trasformarsi lentamente in un animale marino. Presentato nella “seconda” sezione (Un certain regard) forse avrebbe meritato anche il concorso principale per quella audacia e quella sfrontatezza che in pochi riescono a offrire, seppur in un’evoluzione comunque senza sorprese. Ed è giusto dargliene merito.