«Farò di tutto per salvarlo. No, devi fare il possibile per difenderlo, è questa la differenza”. Questo è il dialogo chiave del film di Daniel Auteuil che ha presentato a Cannes, fuori concorso. Le fil è il titolo del lungometraggio visto sulla Croisette e racconta di un avvocato che deve difendere un padre di famiglia accusato dell’omicidio della moglie. Una storia che lo colpisce particolarmente e che si prende a cuore.

Daniel Auteuil è un habitué della Croisette, infatti ci è stato per ben nove volte come attore e, per il Huitième Jour aveva preso la palma per la migliore interpretazione nel 1996. Oggi è tornato sia come attore sia come regista di questo legal thriller dall’impostazione classica.

È questa la sua quinta prova da regista ed è piuttosto convincente. Dal punto di vista formale il film gioca con i flash-back e i flash-forward alternando l’attenzione degli spettatori tra i fatti che si sono svolti in una notte particolare e l’inchiesta presente. Senza contare l’alternanza di ambienti chiusi (come il tribunale e la prigione) a paesaggi molto aperti e vasti girati nel sud della Francia). Interessante il modo di recitare di Auteuil: sempre molto sobrio come attore ma anche come regista. La macchina da presa è sempre invisibile. E, probabilmente prendendo spunto dal Caso Parradine di Hitchcock, la mette dove è giusto che sia nel tribunale. Sovente è infatti tra gli spettatori, in questo modo noi e loro ci confondiamo, siamo sullo stesso livello e, inconsciamente, entriamo meglio nel film.

Molto bravo l’attore principale: Grégory Gadebois è all’apparenza un uomo normale, dalla vita tranquilla e che beve solo latte (altra citazione di Hitchcock) nel bar che frequenta. Ma, sotto quell’apparente normalità, forse c’è dell’altro… Perché la banalità del quotidiano, a volte, è più feroce di tante messe in scena horror.

È un film da scoprire, da leggere con attenzione, cercando indizi e immaginando soluzioni. Non rivoluziona il genere, ma ne aggiunge degli elementi.