Un documentario italiano molto interessante è stato presentato all’interno della Semaine de la critique. Last Stop Before Chocolate Mountain mette sullo schermo un modo altro di vivere e di pensare.
Il film è ambientato nell’aspro deserto californiano e sulle rive di un lago inquinato dove trova una terra una volta ricca di vita e oggi dimenticata. Questa località, Bombay Beach, ospita una piccola comunità che vive senza le solite regole precostituite ma dove l’arte è la vera protagonista e addirittura guarisce le persone nei modi più inaspettati. Una matriarca inglese, un rapinatore di banche in pensione, un artista sfrattato e un principe italiano aprono le porte su un luogo magico, un teatro vivente in mezzo al deserto.
La regista e sceneggiatrice Susanna Della Sala ha voluto indagare nell’animo di questi personaggi stravaganti e inusuali ed è riuscita a farli diventare tridimensionali: con i loro pregi, le loro debolezze e i loro sogni. C’è un’aria magica in quel luogo e anche un forte senso di comunità, malgrado ognuno viva secondo un suo proprio modo. In questo senso è anche molto americano: un luogo in cui sviluppare la propria personalità, ma anche un posto nel quale l’appartenenza a una società è importante. Così come lo sono alcuni rituali e alcuni momenti aggregativi che non mancano (feste, cerimonie, il bar, ecc).
Un posto filmato con mano sicura e diretto in modo naturale e senza mettersi in primo piano perché i protagonisti sono quelle donne e quegli uomini che desiderano un’altra vita, senza rinunciare a un senso di appartenenza e a riscoprirsi nell’altro, come dimostra una delle scene più belle dell’opera quando due volti si fondono assieme grazie a una ruota di vetri e specchi che gira velocemente.