Il festival è un luogo importante anche per scoprire film di cui non conoscevi l’esistenza. Ieri è stato presentato al Rex, in versione restaurata L’Allégement di Marcel Schüpbach. Un film davvero interessante e forse unico nel suo genere.
Datato 1983, fu presentato in concorso sul Verbano e poi premiato dalla giuria giovane di quell’edizione. È il ritratto di una giovane donna (Rose-Hélène) che perde il contatto con la realtà durante un soggiorno nella casa di campagna della nonna. Nel disperato tentativo di vivere una vita appassionante, si convince di avere un legame spirituale con la bisnonna, morta in tragiche circostanze.
Protagonista un’intensa e malinconica Anne Caudry (che purtroppo morì di aids a soli 34 anni). È lei che volteggia tra una scena e l’altra cercando di raggiungere un amore impossibile e un senso della vita. È sempre lei – che mi ha ricordato la splendida Muriel Hemingway di Manhattan – prima a restare e poi a partire in un gelido e bianco inverno verso orizzonti sconosciuti.
Ma l’opera, oltre per la dolente prova di Caudry è molto intrigante a livello formale. Siamo dentro un poema lirico in bianco e nero. E siamo lontani dalla rappresentazione 1 a 1 della realtà. Tutto è costruito, la forma schiaccia il contenuto e i ricordi vanno alla Nouvelle Vague e alle loro ricerche espressive. Il cinema è anche questo. È avanguardia, esplorazione, allontanamento dalla realtà. Ma bisogna saperlo far bene questo lavoro. E Marcel Schüpbach ci è riuscito alla perfezione. Con le musiche che entrano nella scena quando è ormai a metà (l’effetto è straniante), i dialoghi che non si sovrappongono mai (in modo antinaturalistico), l’insistenza su dettagli che inseriscono nel film elementi astratti, quasi fossimo davanti a un film sovietico degli anni 20.
Non per nulla i riferimenti che ho citato sono due movimenti d’avanguardia che hanno rivoluzionato la storia del cinema. Anche il film del regista svizzero è avanguardia pura. E a quarant’anni di distanza, dopo un ottimo lavoro di restauro, è ancora splendente.
foto: collezione cineteca svizzera