Di Redazione

Un film svizzero realizzato in stop-motion, tecnica che sfrutta una particolare cinepresa che impressiona un fotogramma alla volta, azionata dall’operatore. Con questo processo è possibile produrre cartoni animati, riprendendo composizioni di fogli lucidi oppure servendosi di pupazzi.

Sono pupazzi alti circa 25 cm, costruiti artigianalmente combinando materiali diversi (schiuma di lattice per i capelli, silicone per le braccia, resina per il viso, tessuti per i vestiti) avvolti intorno uno scheletro articolabile adattato alla morfologia di ogni personaggio quelli usati per La mia vita da Zucchina, il film diretto da Claude Barras e scritto da Céline Sciamma, che è stato accolto trionfalmente all’ultimo Festival di Cannes. La pellicola è inoltre in corsa per gli Oscar 2017.

Protagonista è un bambino di 9 anni soprannominato Zucchina, che dopo la scomparsa della madre viene mandato a vivere in una casa famiglia: grazie all’amicizia di un gruppo di coetanei, tra cui spicca la dolce Camille, riuscirà a superare ogni difficoltà, abbracciando infine una nuova vita.

Barras e Sciamma firmano un’opera di grande poesia e originalità, premiata ad Annecy come miglior lungometraggio d’animazione dell’anno.