Il primo film in concorso per la sezione 16-20 è un film francese di Rachid Hami. Classe 1985, Hami è conosciuto soprattutto per alcune interpretazioni da attore nelle pellicole di Louis Garrel e Abdellatif Desplechin. Questa è la sua prima, emozionante, opera dietro la macchina da presa.
La mélodie racconta la storia di un violinista (Simon) che si trova senza lavoro e per vivere accetta di tenere un corso a una classe di allievi di scuola media. Ragazzi che vivono in condizioni sociali non facili. E infatti i ragazzi lo provocano, lo mettono alla prova, e disturbano la lezione. Con il tempo il loro interesse si concretizza e del gruppo entra anche a far parte Arnold, uno studente di origine centroafricana particolarmente dotato per lo strumento. L’obiettivo è quello di arrivare preparati al concerto di fine anno, della Filarmonica di Parigi.
Non è affatto semplice tenere alta la tensione parlando di musica classica: non sono in molti a esserci riusciti. Il nostro è un tempo in cui neanche più il rock va più di moda, figuriamoci i brani di secoli fa. Hami ce la fa molto bene, seguendo le storie dell’insegnante, le sue difficoltà e la voglia di trasmettere la propria passione per la musica. Anche le sorprese sono assicurate. Non tanto nella costruzione e nel susseguirsi della vicenda, che non esce dai binari del già visto, quanto piuttosto in alcuni squarci; alcune fessure nella tela del film. Ci sono un paio di idee davvero notevoli. La prima è il luogo in cui Arnold sceglie di esercitarsi. Non avendo lo spazio nel suo appartamento, sale sul tetto. Tra tubi dell’acqua e antenne prova e riprova. La musica si fa sempre più sicura e bella sullo sfondo l’incanto mozzafiato della città: Parigi. È come se lui si esibisse, senza saperlo, per una città intera. La seconda scena si svolge all’interno. Simon, dopo aver reagito violentemente, alle provocazioni di un ragazzo, si presenta a casa dei suoi genitori e si scusa. Loro lo accolgono e gli chiedono di suonare un pezzo col violino. Le note melodiose di un brano calano sulla famiglia e la macchina da presa, con una lenta e ravvicinata carrellata, descrive le forti emozioni sui loro volti. Emozioni che, intuiamo, provengono da una storia di emigrazione e povertà. Senza esplicitarlo la musica ha la capacità di farci scoprire il passato di quella famiglia.
La potenza della musica classica è davvero enorme e arriva a tutti. Anche in un’epoca in cui, apparentemente, è relegata in una nicchia di signore anziane in abito da sera. Basta aver la pazienza di provare ad ascoltarla.