A dodici anni di distanza dal documentario che ci aveva narrato l’incredibile, epica e a tratti drammatica migrazione dei pinguini imperatori attraverso i feroci ghiacci dell’Antartide, Luc Jacquet torna negli stessi luoghi con quello che si potrebbe definire il sequel del poetico La marcia dei pinguini.
Nel La Marche de l’empereur abbiamo accompagnato una colonia di pinguini imperatori nell’estenuante viaggio dall’oceano verso il loro luogo di riproduzione, nell’interno della regione ghiacciata, divenendo testimoni affascinati della lotta di una coppia contro gelo e fame per proteggere il loro piccolo.


Con L’empereur, Jacquet ci invita a proseguire nel viaggio accompagnando quel piccolo cucciolo che, dopo essere riuscito ad avere la meglio contro una delle nature più estreme del pianeta e ormai cresciuto, è ora chiamato ad intraprendere il suo primo viaggio verso una destinazione ancora ignota, guidato dal solo istinto. L’inconfondibile voce narrante di Morgan Freeman della versione originale lascia il posto a quella del francese Lambert Wilson. Nella versione italiana è invece Pif (al secolo Pierfrancesco Diliberto) a prendere le redini del microfono, succedendo a Fiorello.


La DisneyNature riprende i temi universali trattati nell’originale che riguardano non solo i nostri piccoli amici in frac ma anche noi, sebbene molto distanti (non solo in termini di chilometri) da quel duro mondo: la ricerca della propria autoaffermazione e la lotta per la propria sopravvivenza in ogni sua accezione. Un film che promette di riproporre la stessa forte presa emotiva del precedente e che può forse anche leggersi anche come metafora del difficile e delicato momento che migliaia di persone, costrette all’emigrazione, stanno vivendo in questo periodo. Una storia di vita che potrebbe farci comprendere meglio un fenomeno naturale che tocca tutte le specie, a volte dettato dall’istinto, a volte obbligato da eventi estremi e insormontabili.