L’origine della guerra tra Russia e Ucraina. O meglio, uno dei punti di partenza del conflitto che stiamo vivendo in questi mesi, risale al 17 luglio del 2014. Proprio quel giorno, infatti, il volo della Malaysia Airlines partito da Amsterdam per Kuala Lumpur fu abbattuto dalle forze russe sopra l’Ucraina orientale, uccidendo tutte le 298 persone a bordo. Un attacco che diede il via a un’importante inchiesta internazionale e che accese una delle micce del conflitto in Donbass. Ma soprattutto incrinò definitivamente il rapporto tra l’Occidente e la Russia.
Iron Butterflies è un documentario che mette in evidenza le prove e le colpevolezze russe di quella tragedia. E lo fa in modo originale e per nulla scontato. Il regista ucraino Roman Liubyi ha infatti utilizzato una grande quantità di materiale visivo e sonoro, alimentato da testimonianze individuali uniche.
“Questo film riflette molte cose – ha spiegato Liubyi – Non parla solo del disastro aereo, ma anche di tutte le sue conseguenze e riflette il modo in cui questo evento ha cambiato l’ecosistema dell’informazione e dei media nel mondo. È davvero importante parlarne, ora: quella guerra non è iniziata nel 2022. Prima era chiamata guerra ibrida, vero. Nero e bianco venivano mescolati ed era davvero difficile parlarne. Ora tutto il mondo capisce chi è il criminale”.
E infatti questo documentario – presentato in anteprima mondiale al Sundance e che sarà proiettato anche alla Berlinale per la sua prima europea – mette in evidenza le responsabilità del Governo russo che, viste le prove e le conclusioni della commissione d’inchiesta internazionale, non lasciano dubbi: il missile che ha abbattuto l’aereo era russo.
A livello formale è molto interessante il lavoro che l’autore ha effettuato con le immagini (mescolando in modo ragionato filmati amatoriali dell’epoca, interviste, cartine geografiche, documenti più recenti, ecc.) ma soprattutto con il suono. Per esempio, viene suggerita, in modo efficace attraverso un suono acuto, la traiettoria del velivolo che si silenzia nel momento dell’abbattimento. Il silenzio sullo schermo in antitesi all’esplosione reale che ci fu in quel momento. Non servono le parole, il suono ha già detto il necessario.
Il progetto è prodotto da Babylon 13, l’associazione di registi indipendenti nata dopo la rivoluzione di Piazza Maidan del 2013.