Nato nel 1896, Friedrich Glauser è uno dei più grandi autori svizzeri. Ebbe una vita difficile, fin dall’infanzia, con una carriera scolastica travagliata. Nel 1921, a venticinque anni, si arruolò nella Legione straniera e visse per qualche tempo come soldato nei deserti dell’Algeria e del Marocco. Fu più volte ricoverato in varie cliniche psichiatriche, a causa della sua dipendenza dalla morfina. Prese parte al movimento dadaista a Zurigo, frequentò gli ambienti legati al Monte Verità di Ascona. Gli capitò di lavorare come giardiniere, come infermiere, come lavapiatti a Parigi e come minatore in una miniera di carbone in Belgio. Morì nel 1938 a Nervi (Genova), scivolando nella vasca da bagno proprio il giorno prima del suo matrimonio.
L’anno scorso è uscito Dada, Ascona e altri ricordi (Casagrande), una raccolta di prose autobiografiche nelle quali Glauser approfondisce diversi momenti della sua vita. Christa Baumberger, nella postfazione, cita una frase dello stesso Glauser: «Si possono scrivere bene solo cose che si sono vissute […] bisogna armarsi di pazienza e imparare… imparare a raccontare, imparare a costruire, imparare a essere chiari.» La chiarezza è uno dei suoi pregi, insieme alla capacità di costruire personaggi veri, impastati di bene e di male. Fra le altre cose, è conosciuto per la serie poliziesca che ha come protagonista il sergente Jakob Studer, della polizia di Berna.

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