Scritto da Maria Parisi, in collaborazione con: https://lumiereeisuoifratelli.com/

 

La Mostra del cinema di Venezia quest’anno, Venezia 76, non presenta particolari differenze rispetto alle ultime edizioni eccetto l’introduzione del concorso sconfini, ossia oltre orizzonti, un ingrandimento del concorso VR virtual reality e molte, molte più code del solito: code per entrare in bagno, in sala, bere lo spritz, accedere a un computer…speriamo che per l’anno prossimo tutto sarà più confortevole, e attrezzato, con meno code diffuse, ma intanto cerchiamo di capire il motivo di così tanti spettatori e accreditati.

La Mostra negli ultimi anni si è molto rinnovata (anche architettonicamente) ed è diventato il trampolino di lancio preferito per le produzioni Hollywoodiane per la corsa agli Oscar, quindi moltissime produzioni americane di spicco si concentrano soprattutto nei primi giorni e il più importante Festival Europeo per i film delle piattaforme online di streaming on demand (tagliate fuori dal Festival di Cannes).

Ed è stato proprio un film Netflix tra i titoli più apprezzati del primo giorno di Festival:Marriage story di Noah Baumbach o meglio la storia di un divorzio, una sorta di Kramer contro Kramerdei giorni nostri, leggero e pesante allo stesso tempo, affronta la vita sentimenti in modo realistico, sa essere molto divertente ma anche molto triste, solo un attimo dopo… con una facilità reale e tangibile.

Oggi è stato il turno di Joker di Todd Phillips il primo cinecomic ad entrare in concorso ad un Festival, un titolo che proprio per questo motivo ha catalizzato fin da subito l’attenzione, ed oggi ha potuto conquistare pubblico e critica con una performance di Joaquin Phoenix davvero folgorante(!) ed un approccio a questo livido “racconto delle origini” psicologico in certi momenti spiazzante.

L’altro titolo in concorso di fortissimo richiamo, questa volta totalmente europeo, che è stato proiettato in questi giorni è J’accuse di Roman Polański tratto dal romanzo thriller  di Robert Harris, sull’affare Dreyfus. Nonostante il film sia stato introdotto tra le forti polemiche relative al passato del regista, alimentate dal clima #MeeToo,  e dal presidente di giuria che ha rincarato la dose con interventi inopportuni all’alba della proiezione, il film poi ha parlato da solo, mettendo tutti a tacere, dimostrandosi un potente atto d’accusa verso  tutte le ingiustizie processuali e la corruzione.

Chiudiamo questa prima carrellata sul Festival di Venezia con un titolo al femminile, solo perché è uno dei pochi titoli nel concorso principale che vedano una regista donna: Haifaa al-Mansour ma soprattutto la sua tematica, ossia da una parte i diritti delle donne in Arabia Saudita, dall’altra l’ambiente femminile arabo.

Tre sorelle con un padre musicista eccentrico, sono rimaste da poco orfane, il padre in depressione parte per un tour, che darà una svolta alla sua carriera (fare il musicista in Arabia Saudita non è affatto facile!) e le lascia da sole a casa, una di loro, un medico, proprio in questo periodo decide di candidarsi alla municipalità della loro cittadina. Le difficoltà che deve vivere come donna, per avere maggiori diritti e rispetto le faranno conquistare la fiducia in se stessa che le mancava.

A perfect candidateè decisamente un film inferiore per qualità rispetto a tutti gli altri nominati, eppure è un film da vedere perché una leggerezza da vera commedia per famiglie fa trapelare una quotidianità fatta di enormi difficoltà per tutte le donne che sta davvero dietro l’angolo e che tutti dovremmo conoscere.