foto di Bruna Ferrazzini

Ho scelto di passare la mattinata con il gruppo di Giuria Giovani sezione lungometraggi. Una mattina diversa dalle solite che scorrono tra sala stampa e proiezioni, ma estremamente significativa. Le nuove generazioni hanno sicuramente qualcosa da dire sul mondo che li circonda e di conseguenza sul cinema, che il mondo lo racconta. Io non spiegherò come funziona una giuria  (potete saperne di più leggendo il nostro articolo Cinema&Gioventù) o quali film i ragazzi abbiano maggiormente apprezzato. Quello che ritengo interessante è il fatto che i giovani amino il cinema. O meglio, che il cinema sappia ancora incontrare i giovani.

La seduta si apre con una democratica scelta dei film dei quali discutere e poi si da avvio ai lavori.

Ascoltare le opinioni di questi ragazzi rincuora, si capisce che, nonostante la giovanissima età, sono in grado di entrare nel merito di temi e di stili, di tecnica e di comunicazione. Ma allora non siamo davanti ad una lost generation! No, non lo siamo affatto. Ci troviamo invece a dialogare con persone che hanno una grande capacità critica e soprattutto che hanno voglia di esplorare il mondo. Anche attraverso un film.

Li ho osservati mentre difendevano il proprio punto di vista, li ho ascoltati esprimere sé stessi criticando o apprezzando una pellicola. Mi sono intrattenuta a conversare con loro a fine riunione.

Antonio mi dice: «noi siamo considerati la generazione del boh. Quella generazione che non sa bene dove andare».

Mi sento di rispondere che il cinema ha una responsabilità, ovvero quella di mostrare a loro, ma anche a noi, le infinite strade possibili. E a questi giovani cinefili sicuramente non mancano le idee e neppure la dialettica necessaria per dare un contributo alla nostra società, qualunque sia la strada che percorreranno nella vita.

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