Steven Spielberg torna alla fiaba con il Grande Gigante Gentile. Come quella di E.T., per intenderci. E lo fa, come sempre, con grande maestria e sensibilità.
La trama in due parole. Una notte Sophie, una bambina che vive in un orfanotrofio a Londra, viene rapita da un gigante, che la porta nel suo mondo, popolato da altri esseri enormi che si nutrono di carne umana (soprattutto bambini). Ma il gigante che ha rapito Sophie non è come tutti gli altri: il suo nome è GGG (acronimo di Grande Gigante Gentile), è l’unico della sua specie che non mangia uomini. Sophie e GGG diventano amici, e la bambina aiuta il gigante nel suo lavoro: creare e portare sogni belli ai bambini che dormono.
Un intreccio sul quale ci potrebbe essere qualche perplessità, soprattutto pensandolo destinato ai più piccoli, ma che in realtà si rivela davvero un film piacevole e adatto a tutti. Anche ai bambini.
Detto ciò, negli Stati Uniti, quest’ultima opera di Steven Spielberg non ha trovato il riscontro sperato. Ha infatti incassato solo 55 milioni. E visto ne è costato 140 milioni, ora la produzione spera negli incassi nel resto del mondo per rientrare nel budget. (Siamo già a quota 170 milioni, infatti l’Italia e il nostro Cantone sono tra le ultime regioni in cui è arrivata la pellicola).
E se il pubblico lo ha un po’ snobbato, la critica lo ha trattato abbastanza bene. Per esempio Peter Debruge di Variety ha apprezzato molto il film: «Non importa quanto fantastica sia la storia (e a volte lo è molto), questo splendido adattamento diretto da Spielberg permette agli spettatori di ogni età di appassionarsi a una delle più improbabili amicizie della storia del cinema». In particolare sono stati elogiati gli effetti speciali, più che la trama. La ricostruzione dettagliatissima di un mondo fiabesco e magico, più che il messaggio. Ed è forse questo che non ha trovato il gusto di molti spettatori americani, ma che forse, piacerà di più agli spettatori europei. E questo, per fortuna, capita molto spesso.