Viene definito il primo cinepanettone made in Ticino il film del regista Alberto Meroni intitolato Frontaliers Disaster e che si presenta al pubblico proprio nel periodo natalizio. La pellicola, di cento minuti, ha come protagonisti il frontaliere Roberto Bussenghi e la Guardia di Confine Loris J. Bernasconi alias Flavio Sala e Paolo Guglielmoni. Una comicità costruita sullo stereotipo dell’italiano medio e dello svizzero fin troppo quadrato, che ha convinto fin dagli esordi.

La trama è classica: Roberto Bussenghi è un frontaliere come tanti: ogni giorno attraversa la dogana per andare a lavorare. E non riesce mai ad essere puntuale a causa dell’eccessivo zelo della guardia di confine svizzera Loris J. Bernasconi. Ma il destino ha in serbo una sorte ancora più ironica per questi due nemici: si troveranno a dover coesistere 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Condannati ad una vita insieme, oltre che a punzecchiarsi sulle diversità tra svizzeri e italiani, iniziano a comprendersi e ad aiutarsi finché non si rendono conto di avere bisogno dell’altro per sistemare i propri problemi e per uscire dai guai in cui si sono cacciati.

Ma qual è l’ingrediente segreto del successo di questi improbabili personaggi? Forse che non ci sembrano poi così improbabili. Stereotipati fino all’ultimo dettaglio incontrano perfettamente l’immaginario del pubblico che gioca e si diverte a riconoscere le macchiette tracciate in Frontaliers. Lo stereotipo fa infatti leva sulla visione resa semplice e condivisibile di un gruppo preciso di persone accomunate da determinate caratteristiche o qualità. Caricature che si ritrovano in perfetta armonia, sia nei pregi sia nei difetti, con il Ticino contemporaneo e che raccontano, con fare quasi favolistico, movimenti di pensiero, credenze comuni, a volte perfino slogan politici. Si ride del vicino di casa, in questo caso del frontaliere Bussenghi, ma si ride, e di gusto, anche di noi stessi, dei nostri limiti e di quello che ci rende unici e riconoscibili.