Lo scorso 10 agosto la fila era infinita per salutare per l’ultima volta il corpo dell’altrettanto infinita Franca Valeri al teatro Argentina, in una Roma caldissima; e non c’era pandemia che tenesse. Aveva compiuto 100 anni precisi il 31 luglio: viene da pensare che non sarebbe potuto essere diversamente per un diamante puro e cristallino come lei. Perfetta anche negli anni, Franca, come la serie dei personaggi che ci ha fatto conoscere a teatro, in radio, televisione e, ovviamente, al cinema. L’amore che ha saputo infondere, la sua simpatia, la sua intelligenza, il suo stile sono qualcosa che è rimasto nei nostri occhi e che rimarrà ancora a lungo. Un’attrice dalle tante sfaccettature che però riconducono tutte ad un personaggio unico. È forse questo il cuore di ogni grande attore: rimanere un’anima unica all’interno dei suoi personaggi.

Milanese del 1920, in un’intervista su Repubblica di qualche anno fa, passa in rassegna i suoi ricordi della guerra, della Milano del dopoguerra, di quando decise di voler andare a Piazzale Loreto quel giorno, perché voleva vedere con i suoi occhi cosa stava succedendo. E poi ancora il fatto di aver sofferto le leggi razziali del ’38 (suo padre perse il lavoro perché ebreo). Tutte storie che si legano alla Storia d’Italia, di cui quest’artista è stata una vera, grande protagonista: autrice e attrice, nonché intelligenza, mi viene da dire. Nell’orizzonte largo del cinema italiano dello scorso secolo, la sua è stata una presenza capace di essere allo stesso tempo discreta eppure così potentemente peculiare; tanto da intercettare un pubblico vastissimo di persone, dal cinefilo più convinto, al critico, allo spettatore più comune. Difficile credere che qualcuno non sappia chi fosse Franca Valeri. Una donna bellissima, non solo per l’intelligenza, ma per il suo modo di porsi e per l’ecletticità che le sue azioni e il suo modo di fare manifestavano. A proposito della sua ecletticità, è bello ricordare il film Basta guardarla di Luciano Salce (1970), in cui dà vita ad un personaggio funambolico e completamente diverso da quelle che erano le sue corde più intime: una contadinella che entra a far parte del mondo dell’avanspettacolo. Un fuoco d’artificio questa interpretazione!

» leggi articolo completo su cinemany