Da ieri, 6 giugno, su iniziativa delle Giornate di Soletta e del Migros Engagement Support Fund, è stata lanciata la prima edizione online del cinema svizzero. Si intitola filmo e presenta film chiave del patrimonio cinematografico svizzero su piattaforme video-on-demand esistenti. Questo per offrire una maggiore visibilità nello spazio digitale a questi classici del cinema. filmo è un programma che si estende a tutta la Svizzera ed è disponibile nelle tre lingue nazionali.
filmo si è posta l’obiettivo principale di dare un contributo duraturo nel tempo alla visibilità della storia del cinema svizzero e di promuovere i film del patrimonio nazionale al maggior numero possibile di persone. Per la trasmissione, filmo ha un percorso innovativo: invece di creare una piattaforma video-on-demand aggiuntiva, si è accordata con le piattaforme esistenti note e utilizzate da un vasto pubblico.
“Siamo molto interessati a portare i film chiave del cinema svizzero a un pubblico più ampio. Tutti i film sono disponibili in tre lingue nazionali, permettendo a Ticino, Romandi e svizzero-tedeschi di riscoprire film da altre regioni linguistiche”, ha dichiarato Seraina Rohrer, direttrice delle Giornate di Soletta. “Gran parte del patrimonio cinematografico svizzero non è permanentemente accessibile al pubblico ed è addirittura minacciato di estinzione. Ecco perché la filmo investe anche nei ristoranti e garantisce che la storia del cinema svizzero non svanisca completamente”, afferma Britta Friedrich, responsabile del progetto Migros Commitment.
I primi film da vedere sono un misto di fiction e documentari, prodotti tra il 1945 e il 2008: «Die letzte Chance» (Leopold Lindtberg, 1945), «Der 10. Mai» (Franz Schnyder, 1957), «San Gottardo» (Villi Hermann, 1977), «Les petites fugues» (Yves Yersin, 1979), «Das Boot ist voll» (Markus Imhoof, 1981), «Reise der Hoffnung» (Xavier Koller, 1990), «Signers Koffer» (Peter Liechti, 1996), «War photographer » (Christian Frei, 2001), «Das Fräulein» (Andrea Štaka, 2006) et «Home» (Ursula Meier, 2008). Alcuni di questi film decostruiscono i miti della storia svizzera (come ha detto Antonio Mariotti su “San Gottardo”), si immergono nelle porte chiuse di una famiglia (Emilie Bujes su “Home” ) o condividiamo gli eventi collegati come se fossimo noi stessi nell’azione (Cristina Trezzini evocando “War Photographer”).