Parte mercoledì e durerà sino a domenica la nona edizione del Festival diritti umani Lugano (FFDUL). Un appuntamento autunnale che è diventato una bella tradizione e che propone, di volta in volta, uno spaccato delle situazioni più toccanti e problematiche che si stanno oggi vivendo sul nostro Pianeta.

Quest’anno la rassegna riserva al pubblico 26 titoli, tra cui 9 prime svizzere e 15 prime per la Svizzera italiana. Come è abitudine la casa del festival si dividerà tra le tradizionali sedi del Cinema Corso e del Cinema Iride di Lugano. Come sempre la proiezione del film è accompagnata da un dibattito. Sul palco si alterneranno esperti dei temi narrati nei film, insieme ai registi e ai protagonisti delle storie appena viste. Un dialogo come sempre aperto anche al pubblico in sala.

Il film che aprirà la nona edizione del FFDUL mercoledì 19 (ore 20.30 al Cinema Corso) sarà Khers Nist (Gli orsi non esistono), del regista iraniano Jafar Panahi, arrestato il luglio scorso mentre si informava sulla detenzione di un altro regista in carcere e ora in attesa di scontare sei anni di pena. Il film è stato presentato in anteprima aVenezia79, purtroppo senza la presenza del suo realizzatore, nonché attore principale, e ci riporta ad atmosfere di reclusione e privazione, tristemente note agli artisti e intellettuali iraniani, così come alla gente comune.

In chiusura (domenica 23 ottobre, ore 20.30, Cinema Corso) invece assisteremo alla prima per la Svizzera italiana Alcarràs, Orso d’oro all’ultima Berlinale e primo film in lingua catalana a ricevere questo premio, della regista spagnola Carla Simón. Una coinvolgente storia di famiglia sul conflitto tra tradizione e futuro, tra vita nei campi e usurpazione dei diritti di proprietà. Il tutto in collaborazione con Castellinaria.

Tra i temi di quest’anno un’attenzione particolare è ovviamente volta alla guerra in Ucraina e ai Paesi sotto l’influenza dell’ex URSS. E questo grazie alle opere di molti cineasti che negli ultimi anni hanno raccontato questi territori, quello che vi è accaduto e che ha portato a ciò che stiamo vivendo oggi. Ad esempio i soprusi della polizia bielorussa e della Riot Unit nei confronti dei civili manifestanti (Minsk, di Boris Guts) così come la questione dei diritti delle persone transgender che in alcuni paesi dell’Est vengono completamente negati, come a cancellare la loro esistenza (Instruction for survival, di Yana Ugrekhelidze) o al dilemma di chi abita sul confine tra Ucraina e Russia, durante l’inizio della guerra del Donbass nel luglio del 2014, se rimanere nella propria terra o andarsene (Klondike di Maryna Er Gorbach). Fino alla scoperta delle storie di una Mariupol con Mariupolis e Mariupolis 2 del 2016 e del 2022 (di Mantas Kvedaravičius) che fu poi ucciso mentre cercava di lasciare il paese.

Tra gli eventi collaterali segnaliamo la mostra Finestre sull’altrove (60 vedute per 60 rifugiati) di disegni di Matteo Pericoli, un progetto Art for Amnesty, che sarà visitabile alla Villa Ciani dal 18 al 23 ottobre. E ancora, per l’anniversario dei 30 anni del Conservatorio Internazionale di Scienze Audiovisive (CISA) verranno presentati alcuni cortometraggi realizzati dagli studenti della scuola, con una particolare attenzione alle tematiche legate ai diritti umani: Sabbia sotto la neve (di Emilio Romeo, Svizzera, 2014, 44 minuti), Olocausti (di D.Liardet, M.Verda, G.Pettenò, M.Voisin,Svizzera, 2017, 22 minuti) e A bassa voce (di Matilde Casari e Alessandro Perillo, Svizzera, 2021).

Altre informazioni e dettagli sulle proiezioni e il programma al sito www.festivaldirittiumani.ch.