È l’indomani del Leopard Club Award a Emma Thompson, il giorno successivo alla première del film The Dead of Winter, diretto da Brian Kirk. Solo il giorno prima la Piazza Grande, oltre la sua massima capienza, cinge in un abbraccio travolgente la magnifica icona British che ha la voce incrinata dall’emozione. Se ne scusa ed è l’unica frase che si concede nel suo inglese cristallino prima di tenere un discorso intero in italiano. Chapeau bas all’eleganza della scelta. Il film ha debuttato qui al 78° Festival del Cinema di Locarno nella sua terza giornata. La Thompson è sia (intrepida) protagonista che produttore esecutivo. Si tratta di un thriller, un genere insolito per lei, ambientato nel Minnesota innevato e sottozero: qui, una pescatrice da poco vedova (Barb), tenta di salvare una giovane rapita e tenuta incatenata da una coppia di disperati. In un ambiente tanto ostile, lontano un paio d’ore dalla città più vicina, senza connessione telefonica, Barb-Thompson è l’unica speranza della ragazza. Sul vetro di una finestra, Barb scrive la promessa: tornerà a salvarla.
Ed eccoci ancora qui a Locarno, ore 11:00: Spazio Cinema del 78° Festival. Il giorno dopo l’abbraccio di Piazza Grande. Emma Thompson è accolta da vera star e fa sfoggio di quella che chiamo un’attorialità generosa. Queste parole mi ronzano in testa dopo aver incontrato la spumeggiante e garbata attrice sessantasettenne insieme al pubblico e alla stampa.
Moltissimi i fan transennati fuori e costretti a coprirsi con mezzi di fortuna dal sole giaguaro. Ma ne vale la pena. Entra, si gode gli applausi e si stende per un attimo sul divanetto delle interviste – per somma gioia dei flash.
Emma Thompson è una donna divertente ed elegantissima – nei modi e nel sandalo basso intonato alla montatura degli occhiali – una signora a tutto tondo, che da subito svela il segreto della sua presenza carismatica: «mi sono abituata a conquistare il pubblico qualche decennio fa: i miei inizi sono stati nella stand-up comedy: facevo satira politica contro le dittature e contro Margaret Thatcher…Ad esempio: può tradurre herpes? Oddio, adesso ho paura di aver tirato in ballo questo argomento…ha presente quella malattia che si trasmette attraverso rapporti non protetti? Ecco, io dicevo che sia la Thatcher che l’herpes genitale erano entrambi difficili da debellare». Il pubblico ride ancora. E poi aggiunge: «I soldi che ho guadagnato con più gusto sono state le 60 sterline che ho tenuto in mano quella prima volta, tanti anni fa; era il giorno del mio venticinquesimo compleanno, e avevo finito una serata da stand up: c’eravamo io, le mie parole e questo microfono».
Sembra strano, ma pur provenendo da una famiglia di artisti, Thompson non immaginava di fare l’attrice («Lo vedevo come un lavoro precario, anzi, avevo anche pensato di fare la direttrice sanitaria come quella donna che era venuta a parlarci a scuola, visto che aveva un paio di scarpe proprio belle»). Non ci fosse bisogno di aneddoti spiritosi, lo Spazio Forum del Festival di Locarno è gremitissimo e già quasi al delirio. Piovono applausi ad ogni piè sospinto. Praticamente a ogni fine intervento perché Thompson tiene fede al suo passato da cabarettista e inanella una boutade dopo l’altra. Ci manca il colpo di rullante e piatti del cabaret. E mentre sorseggia il bicchiere d’acqua, si giustifica: « è l’hangover di ieri sera».

Foto: Roberto Pellegrini

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