Roman Hüben ha realizzato questo interessante documentario, sul regista al quale Locarno ha dedicato la retrospettiva, concentrandosi su alcuni interessanti aspetti. In primis il rapporto tra Sirk e la sua famiglia. In particolare, quello con le due mogli e il figlio morto in guerra di cui non ha quasi mai parlato.

Attraverso le testimonianze di chi lo ha conosciuto e le carte del Fondo Sirk, custodite alla Cineteca nazionale di Losanna, riusciamo a scoprire lati inedite del grande regista hollywoodiano.

E così scopriamo che il maestro del melodramma ha avuto una vita che anch’essa è stata melodrammatica. Il primo matrimonio con l’attrice teatrale Lydia Brincken, da cui ebbe un figlio, durò pochi anni. Poi conobbe l’attrice ebrea Hilde Jary e con lei fuggì in USA. Come sottolineano bene gli intervistati sia la prima moglie sia il figlio divennero convinti sostenitori nazisti. E il figlio, che sin dalla tenera età intraprese la carriera di attore, fu il simbolo della gioventù hitleriana nei film tedeschi del periodo bellico, Morì al fronte a soli 19 anni.

Una storia davvero ben costruita che mette in evidenza questa lacerazione familiare mai risolta per il regista e alla quale, in modo esplicito o implicito, legherà diverse sue opere.

Il tutto è incorniciato dal racconto dell’amore di Hüben per Sirk e dall’indagine sugli ultimi anni di vita che trascorse sulle rive del Ceresio. Dove ha abitato esattamente? Una domanda alla quale i vicini non hanno saputo rispondere. Un altro tassello misterioso che si aggiunge a una biografia nella quale i lati ancora oscuri non mancano.