Did You Wonder Who Fired the Gun? è un film-documentario diretto da Travis Wilkerson in lizza nel concorso internazionale del Festival di Locarno. Il regista indaga un fatto di violenza avvenuto nel 1946 nel sud degli Stati Uniti in cui è implicato il suo bisnonno; il quale, in una cittadina dell’Albama, nel 1946 uccise un uomo di colore senza essere punito dalla giustizia. A più di mezzo secolo dai fatti, Travis Wilkerson si lancia alla ricerca di possibili piste per ricostruire il caso. Inizialmente incontra molte resistenze, occultamenti di prove, e nessuno che voglia parlare apertamente del fatto. Le piste di ricerca si offuscano, vengono ostacolate, ma Travis riesce piano piano a trovare degli indizi, che rimangono sparsi, ma che lo aiutano a ricostruire alcuni tasselli della vicenda, che per il resto rimane circondata da un’aura di omertà.
Il film, va detto, oltre che proporre un tema sempre attuale in chiave semi-documentaristica, si affida a uno stile e un’estetica che gli dà, a tratti, un taglio sperimentale, in modo particolare in alcuni passaggi dove l’uso della musica viene abbinato alle scritte sullo schermo. Le due cose (il formato semi-documentaristico e il trattamento estetizzante) non si escludono, ma si integrano bene nell’impianto della narrazione.
Travis Wilkerson è un regista che fa molte cose (produttore, immagini, suono, montaggio) e il film, non solo per questo, merita attenzione. Il tema affrontato (il razzismo) ha una valenza chiaramente storica e politica, e può funzionare – al di là del caso specifico- come spunto di riflessione sulle logiche e sulle dinamiche della memoria collettiva. Rimane però, sullo sfondo, il problema dell’implicazione del regista, come interprete e narratore, nelle vicende narrate. Indubbiamente c’è un uomo alla ricerca di una verità personale. Ma c’è anche una storia che può, e deve, andare al di là del dato individuale, e qui il film a volte rimane un po’ condizionato dalla pretesa, dichiarata del regista ad inizio film, di raccontare una storia assolutamente vera.
Dal momento in cui un autore si cala nei panni di un narratore, che sia nel cinema, nella letteratura, in pittura ecc. genera una voce narrante che dice delle cose e presenta delle realtà che vanno ben al di là di ciò che l’autore, come persona privata, vuole affermare, e delle intenzioni che vuole trasmettere.
Per indicare il cammino che conduce alla verità, il cinema non può rinunciare alla magia e alla forza della finzione.