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È un ritorno al passato con un occhio al futuro l’ultimo film di David Cronenberg, presentato in concorso a Cannes. Il 79enne canadese mette in scena un film (tra l’altro scritto ben 20 anni or sono) che usando l’immaginario di eXistenZ (1999) – e quindi rifacendosi ai corpi usati come luogo di esperimenti, con cavi che vi entrano e vi escono –vi aggiunge un discorso filosofico legato all’ecologia e a quello che stiamo diventando.

Ma facciamo un passo indietro: Saul (Viggo Mortensen che si aggira per il film quasi sempre incappucciato di nero e per qualche verso, ricorda il Marty Feldman di Frankenstein Junior), è un artista di grande reputazione e con le sue performance apre letteralmente le persone e si fa aprire il corpo, con l’aiuto della sua bella assistente Caprice (Léa Seydoux). In un gioco, ovviamente, anche legato al piacere sessuale (la lezione di Crash non è mai stata messa da parte).  Ma un gruppo misterioso si fa avanti e, approfittando delle notorietà di Saul vuole rivelare al mondo il nuovo step dell’evoluzione umana.

Come ha spiegato Cronenberg il film “è una riflessione sull’evoluzione della specie umana e più precisamente sulla maniera con la quale noi dovremmo riprendere il controllo di questa metamorfosi”. Come ha ancora aggiunto il regista canadese “il film prolunga dei temi che avevo già toccato nei film precedenti e i fan potranno trovarvi dei riferimenti. Ma questo è il mio modo di proseguire la mia esplorazione della tecnologia legata al corpo, perché credo che la tecnologia sia sempre un prolungamento del corpo, anche quando essa sembri meccanica e priva di organi”. Per Cronenberg questo è un momento decisivo della storia dell’umanità: “il corpo umano può continuare a evolvere per continuare a risolvere i problemi che abbiamo creato? Può generare un sistema che gli permetta di digerire le materie plastiche e di sintetizzarli, non solo in un mood climatico, ma per aiutarlo a sopravvivere?” tutte domande che il film si pone e alle quali cerca di dare delle risposte.

Un film nel pieno mood “cronenberghiano”. Di quelli che riconosci subito il marchio di fabbrica e che quindi accetti di buon grado. Vedremo se anche la giuria vorrà premiare questo maestro di un’arte che vede anche molti discepoli: su tutti quella Julia Ducournau che con il suo Titane vinse lo scoro anno la Palma d’oro.

Giudizio finale? Bello, ma forse solo per i fan del regista. E io mi ci metto dentro a pieno titolo.

Foto: Nikos Nikolopoulos