Amsterdam. Classe 1938. Culturalmente protestante e spiritualmente ateo. Europeo per passione  e americano per profitto. Parafrasando una celebre tagline i suoi film si potrebbero rinchiudere con le parole La violenza dell’erotismo, l’erotismo della violenza.
Fresco del Golden Globe di Elle, con un’imperdibile Isabelle Huppert, Paul Verhoeven continua con questo suo ultimo film la sua esplorazione della violenza e della sessualità, affrontandoli con quella estrema eleganza e quell’eleganza per l’estremo che è stato il tratto peculiare di tutta la sua cinematografia.
Registi come Verhoeven ci fanno riflettere. Con i suoi film abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere di farci scandalizzare, di coprirci gli occhi, di mettere in discussione, di criticare, di sputare sentenze al fiele e sperticare lodi al miele. Spetters, Basic Instinct, Starship Troopers, L’uomo senza ombra, L’amore e il sangue e tanti immancabili altri. Registi, autori come Verhoeven sono necessari, li vogliamo, li inventiamo, perché essi rappresentano la morte del bigottismo ottuso e miope e la polena a prora del nostro vascello di emancipazione morale.
Ma cosa accadrebbe se un giorno questa nave varcasse davvero quelle colonne d’Ercole? Se il bigotto crollasse di fronte al progressista? Il benpensante di fronte all’innovatore? Cosa accadrebbe se la nostra nave arrivasse in porto e ci scoprimmo ormai incapaci di scandalizzarci. Avremmo vinto davvero? Le resistenze, che all’inizio possono far sbuffare Al bigotto!, in realtà riflettendoci sono assolutamente necessarie. Il conservatore è un nemico naturale fondamentale, quel turbinoso vento che ci rallenta, ci devia, ma che ci permette di avere un punto fisso sul sestante. Quel che davvero ci deve spaventare è l’idea di perdere il potere di scandalizzarci perché saremmo molto più poveri e molto più aridi e non avremmo più bisogno di inventare altri Verhoeven, altri Emma Dante, altri Pasolini, altri Deodato.
Conservatori, avanti tutta! Non deludeteci!