Mi aggiro ormai da alcuni giorni con il mio caro amico Pardo in quel di Locarno. E oggi, dopo un bel piatto di tonno scottato, abbiamo deciso di schiacciare un pisolino davanti a Hiruk-pikuk si al-kisah, che in italiano significa “l’astronauta che ha mangiato un fungo allucinogeno ed è caduto in trance perenne mentre il mondo si srotola come un enorme gomitolo di lana e la società dell’apparenza e del sempre connessi prende piede e le donne si danno alla prostituzione per arrotondare mentre un retaggio di generali anticomunisti o forse comunisti non lo so fa da monito ricordando a noi tutti l’importanza della libertà e l’orrore della tortura”.
Il film è del regista Yosep Anggi Noem, che in italiano significa: “no dai è troppo lungo”. No, non significa “no dai è troppo lungo”. È proprio che è troppo lungo dirvi cosa significa in italiano!
Tornando al nostro pisolino, ero li che mi apprestavo ad arrotolarmi comodo sulla sedia, quando Simon, il protagonista del film, ha iniziato la sua performance attoriale. Ebbene non sono più riuscito a chiudere occhio. Impossibile distogliere lo sguardo da cotanta espressività! E allora mi son detto. Gatto, guardalo sto capolavoro!
Ed in effetti di capolavoro si tratta! Perché Yosep Anggi Noem è riuscito a dilatare il suo cortometraggio all’infinito! E così, magicamente, ha reso un film di 15 minuti in ben un’ora e 48 minuti! Ci vuole mestiere!
Anche a fare il gatto che dorme al Festival ci vuole mestiere… e io modestamente ne ho da vendere…