I toni di Paul Verhoeven, si sa, sono sempre molto diretti, eccessivi e sopra le righe. E anche in Bendetta, presentato in concorso a Cannes, non si smentisce. Siamo nel 17esimo secolo nel convento toscano di Pescia e alla giovane Bendetta (bellissima Virginie Efira) si attribuiscono capacità sovrannaturali al limite del miracoloso. Inizia così la sua ascesa verso l’apice della comunità di suore: ben presto diventa infatti madre superiore suscitando nell’ex direttrice (bravissima Charlotte Rampling) gelosia e sete di vendetta.
Ispirato a un fatto storico realmente accaduto e poi trasportato in un libro uscito qualche anno fa, il regista usa questo materiale a suo piacimento. Insistendo, appunto, su alcuni elementi a lui cari: gli effetti splatter (il sangue è spesso presente), le sequenze ad alto impatto sonoro e visivo e le scene di nudo che nel film abbondano. Benedetta è infatti una sorta di Monaca di Monza toscana; ama cedere ai piaceri della carne anche se non con un uomo, bensì con una novizia. Ovviamente siamo nel 2021, in un momento in cui il sesso saffico è una questione obbligatoria, altrimenti non ti danno i finanziamenti. E gli amplessi tra le due, anche questi “necessari” per attirare i soldi e il pubblico, sono condivisi generosamente dall’autore con il pubblico.
Per fortuna il regista ha anche una buona dose di ironia ed è consapevole che il trash, le esagerazioni, ti fanno passare indenne attraverso le forche caudine della critica e del pubblico. E quindi non mancano alcune scene che sono già entrate nel tempio del cult. Non le descrivo, ma vi lascio il piacere (o il dispiacere) di scoprirle.
Voto 2 su 5