Una prima mondiale per Beckett, il film di Ferdinando Cito Filomarino (milanese, classe 1986) che ha aperto ieri la 74esima edizione del Festival del Film di Locarno. Purtroppo l’acqua ha impedito di celebrare al meglio l’apertura e il film è stato visto dal pubblico al Fevi.

L’opera (una produzione Netflix che potremo vedere sulla piattaforma tra una decina di giorni) può contare su un attore in grande ascesa: John David Washington (figlio di Denzel Washington) è stato protagonista di Tenet di Nolan e di Malcom & Marie di Levinson (visibile sempre su Netflix).

Il film è godibile e strizza l’occhio a due filoni importanti: il poliziottesco anni 70 italiano e l’action movie americano che segue film come L’uomo nel mirino di Clint Eastwood o i film di Alan Pakula e Sydney Pollack.

Un turista americano in Grecia, suo malgrado, diventa l’oggetto di una caccia all’uomo. Il tutto parte da un incidente dove perde la fidanzata. In cerca di salvezza presso l’ambasciata statunitense di Atene, Beckett deve volteggiarsi tra le forze dell’ordine greche, la crescente tensione politica e un’intricata ragnatela di intrighi che coinvolge anche le autorità.

Come dice lo stesso regista Beckett prende spunto «dai libri e dai film che amo, come I tre giorni del Condor, Fuggiasco, I trentanove scalini (libro), e dagli elementi tipici del genere come il dramma politico e lo spionaggio, per creare una storia in cui fosse più facile riconoscersi. Di solito le vicende dei thriller di caccia all’uomo hanno un carattere esagerato e fantastico, e protagonisti con abilità e intelligenza quasi sovrumane. Ho fatto tesoro di questi insegnamenti e tenuto vivo il senso di avventura, cercando però di avvicinare il protagonista al pubblico. Infatti, Beckett non è né una spia né un poliziotto, ma una persona normale che cerca di risolvere una profonda crisi personale come farebbe chiunque». In altre parole, è un eroe suo malgrado.

Un ruolo molto fisico per John David Washington che ha confermato questa qualità. «Mi ha colpito la storia di un uomo che combatte per il diritto di vivere e che, spinto dalle circostanze, si impegna al massimo per fare la cosa giusta e diventare la versione migliore di sé stesso. È una situazione in cui riesco a immedesimarmi. Cerco sempre di dare il meglio per capire fino a dove posso arrivare e quali sfide posso superare».

Interessante anche l’ambientazione. È lo stesso Cito Filomarino a spiegarne i motivi. «La Grecia era un contesto perfetto per tre ragioni. La prima è legata agli elementi del genere che volevamo esplorare: un paese attraversato da tensioni economiche e politiche, dove ambientare un complotto. La seconda è la capacità dei greci di protestare e far sentire la propria voce. Era lo sfondo ideale per il protagonista Beckett, che nel corso della storia si rende conto di dover cambiare e prendere in mano la situazione. Infine, la Grecia ha un territorio vario, con monti e gole spettacolari, fiumi e giungle urbane, che ben si presta a ospitare un viaggio di continua scoperta e cambiamenti».

Il ritmo del film è sempre teso e lo spettatore accompagna il protagonista attraverso una serie di capovolgimenti lungo la sua corsa disperata. Forse, ed è l’unica pecca, il tutto manca un poco di originalità.

Foto: Netflix