Ieri a Locarno sono stati presentati gli ultimi due film del concorso internazionale, ovvero Gli asteroidi di Germano Maccioni e En el séptimo día di Jim McKay. Dopo la sperimentazione di Qing Ting zhi yan (Dragonfly Eyes) di XU Bing, presentato giovedì pomeriggio, questi due film hanno riportato nel concorso una ventata di realismo cinematografico.
Gli asteroidi di Germano Maccioni è un film che si presenta con una certa freschezza (forse dovuta al cast di giovani protagonisti) e con uno stile dinamico, molto ritmato. Ci sono tanti personaggi da seguire, vicende diverse che si sviluppano, fili narrativi che si dividono e si ricongiungono in poco tempo.
Il film esplora le vite di un gruppo di ragazzi e del contesto in cui vivono, una provincia industriale, sconfinata, segnata dalla disoccupazione e dalla povertà risultanti dalla crisi economica. Ragazzi che vivono alla giornata, che per ammazzare il tempo e fare qualche soldo si danno alle piccole truffe. La coralità dell’approccio del regista, che privilegia il gruppo sull’individuo, per quanto sia uno strumento espressivo legittimo, a volte sembra anche essere un fattore limitante; quando, per esempio, non si riesce ad indentificare chiaramente un personaggio che potrebbe “trainare” la narrazione, o quando si percepisce una coralità un po’ sfilacciata che impedisce di immergersi nella profondità della storia.
Il film, forse, è troppo ricco di spunti, di idee, di fili narrativi che seguendo i vari personaggi frammentano un po’ la vicenda. Molti i dialoghi, anche, e questi di tanto in tanto soffocano un po’ il potere e la bellezza delle immagini, la capacità espressiva di certi paesaggi.
Il secondo film in concorso, En el séptimo día di Jim McKay, rinnova la verve realista inaugurata dal film di Maccioni. Siamo A Brooklyn, dove un gruppo di messicani condivide, oltre che un appartamento e una vita ritmata da lavori subalterni, anche una passione per il calcio. Il gioco del pallone li porta regolarmente a difendere i colori della loro squadra sui campetti di periferia. Un giorno si qualificano per la finale di un torneo ma José, il capitano della squadra, si trova in difficoltà: il suo capo gli mette i bastoni fra le ruote, obbligandolo a lavorare proprio il giorno della partita. A partire da quel momento, è tutto un conto alla rovescia per scoprire cosa deciderà di fare José il giorno della partita.
Il film, strutturalmente molto equilibrato, mostra molto bene alcune dinamiche comunitarie e le problematiche legate all’immigrazione messicana negli Stati Uniti, riuscendo anche a farsi apprezzare per l’alternarsi di momenti riflessivi e di sprazzi divertenti. L’opera contiene anche alcuni dialoghi decisamente pregevoli, colti sullo sfondo di una Brooklyn che ha sempre un suo fascino particolare.