Antonio Pietrangeli (1919-1968) è tra i registi italiani più importanti del secolo scorso. Tuttavia non è passato alla storia come Fellini, Rossellini, De Sica e Visconti. È sempre stato considerato un bravo mestierante con qualche opera importante, ma nulla di più. Per fortuna, da qualche anno a questa parte, la sua figura e il suo ruolo nella Storia del cinema inizia a essere rivalutata come merita. Capolavori come Io la conoscevo bene, Adua e le compagne o La Parmigiana devono trovare posto nell’Olimpo del cinema non solo italiano, ma addirittura mondiale. Di recente anche i Cahiers du Cinéma se ne sono resi conti e hanno reso omaggio a questo autore con un paio di articoli a firma Esther Hallé. Una studiosa che sta cercando di far conoscere l’opera di Pietrangeli in Francia, un Paese avaro di pubblicazioni sull’autore. In Italia il regista è già più noto e analizzato, anche grazie al prezioso lavoro d’archivio di Antonio Maraldi del Centro Cinema di Cesena. Abbiamo quindi voluto sentire la dottoressa Hallé per capire su che cosa si basa il suo lavoro di ricerca (intitolato: Antonio Pietrangeli, critique et création. Pensées du réalisme cinématographique (1940-1965)) e soprattutto per definire la figura di un regista ancora ai più non molto noto. Grazie anche alla collaborazione di Antonio Maraldi siamo riusciti a ottenere alcune foto dei suoi set, i dietro le quinte di opere da scoprire e riscoprire.
Signora Hallé, ci può ricordare chi è stato Antonio Pietrangeli?
È stata una persona di primo piano nel paesaggio cinematografico italiano, ma è stato anche un po’ dimenticato. All’inizio della sua carriera, attorno al 1940, fu critico e per una decina d’anni scrisse nelle riviste più importanti dell’epoca come Cinema e Bianco e Nero. Nel contempo lavorava anche per il quotidiano fascista Il Lavoro dedicato ai lavoratori di Roma, anche se non ha mai aderito al partito di Mussolini. In seguito è stato segretario di redazione al Centro sperimentale di cinematografia dove ha incontrato Umberto Barbaro, un teorico di cinema molto importante. Tra le altre cose ha fondato anche la sua rivista sul cinema intitolata Si gira, ma non ebbe molto successo e durò solo 3-4 numeri. La sua carriera è iniziata nel 1948 quando ha scritto sceneggiature per altri cineasti come Rossellini e Fellini. E questo fino al 1953, data dell’uscita del suo primo film: Il sole negli occhi.