La guerra privata è quella della report Marie Calvin, che morì a Homs, in Siria, sotto i bombardamenti nel 2012. Aveva 56 anni.
È appena uscito nelle sale il biopic su questa donna forte e coraggiosa, che omaggia un mestiere difficile come quello del narratore dei conflitti bellici.
Il film del debuttante Matthew Heineman (regista di documentari), ha diversi pregi e pochi difetti. Anzitutto ci fa scoprire una persona davvero straordinaria come la giornalista del Sunday Times. Una che non ha mai seguito le vie ufficiali per raccontare un conflitto, ma si è appoggiata sulle sue conoscenze e sul suo grande istinto e fiuto. Personaggio straordinario, Marie Calvin, è stata in Medio Oriente, Cecenia, Kosovo, Sierra Leone, Zimbabwe, Sri Lanka, Timor Est, (dove ha perso l’occhio sinistro in seguito a un’esplosione), fino all’Iraq e alla Guerra Civile in Libia. In ogni posto, insieme al fotografo Paul Conroy, era riuscita a raccontare le tragedie umane, quelle della gente comune che moriva sotto le bombe. E per questa aveva ottenuto diversi premi internazionali. Un altro merito della pellicola è quello di farti vivere una piccola parte della sofferenza di quei luoghi. Tutti diversi, ma alla fine con gli stessi problemi e le stesse tragiche vicende. Il regista la segue in questi luoghi di guerra, la accompagna e non l’abbandona, tra macerie e mine , tra abitazioni distrutte e cunicoli sotterranei.
Convince invece meno la parte sulla vita privata di Marie Calvin. Per il poco tempo che gli dedica e per la caratterizzazione solo abbozzata dei personaggi che la circondano: fidanzati, amiche e amanti di un giorno che non lasciano nulla allo spettatore.
Piuttosto credibile l’interpretazione di Rosamund Pike, anche se forse, in alcuni piccoli passaggi, un po’ troppo enfatica.
Ma, alla fine sono solo dettagli. Il focus del film e cioè la storia e il coraggio di Marie Calvin è riuscito. Anche le domande sul senso di quel mestiere e sull’importanza dei reporter di guerra, emergono a livello inconscio; ed è un bene. Tutti noi dovremmo fermarci un attimo e ascoltare quello che dicono e raccontano eroine come Marie Calvin.