Vite speciali, personaggi che hanno segnato la storia, ritratti degni di nota che diventano vite da film. La biografia di Jack Roosvelt Robinson, giocatore dei Brooklin Dodgers, ha trovato spazio al cinema per la prima volta nel 1950, in una pellicola intitolata The Jackie Robinson Story. Il film, scritto da Arthur Mann e Lawrence Taylor e diretto da Alfred E. Green, ha la particolarità di portare sul set l’attivista per i diritti civili Ruby Dee, nei panni della moglie del giocatore, e lo stesso Robinson nel ruolo di se stesso. Un esercizio di fusione tra realtà e finzione che merita sicuramente di essere visto.

È certamente più facile ricordare 42 – La vera storia di una leggenda americana, datato 2013, diretto da Brian Helgeland, con Chadwick Boseman nei panni del campione di baseball e Harrison Ford interprete del patron dei Dogers.

Ma chi è Jackie Robinson e perché la sua è una vita da film? Jack Roosevelt Robinson è un afroamericano cresciuto a Pasadena, California, che frequenta l’Università. Un lusso non scontato per un giovane di colore degli anni quaranta, e proprio al Pasadena Junior College (che nel 1999 gli ha dedicato lo stadio) scopre la sua propensione allo sport. Si distingue nel football, nel basket e nel baseball, disciplina che lo vede impegnato a partire dal 1945 nella Negro League con il ruolo di interbase.
Anche nel settore sportivo, così come in tutti gli ambiti della vita quotidiana, l’America è ancora fortemente divisa dal razzismo. Un afroamericano non può sedere vicino a un bianco sull’autobus, o al bancone di un bar. Allo stesso modo, un giocatore di baseball di pelle nera, non è ammesso a giocare nella Major League americana. Una regola non scritta, in auge fin dal 1880, che nessuna squadra del paese aveva mai osato infrangere. Ecco perché, per i giocatori di colore, era nato un campionato speciale, nel quale si potevano cimentare e sul quale il mondo degli scommettitori aveva grande potere e influenza. La baseball color line, così è chiamata la linea invisibile che tiene i neri fuori dalla Massima Lega, è il simbolo evidente di una società segregata, in cui la parola uguaglianza è ancora lontana dall’essere compresa e rispettata. Nel 1947 il tabu viene infranto da Branch Rickey, presidente e general manager dei Brooklyn Dodgers, che ingaggia proprio il giovane Jackie Robinson, scelto come il più promettente tra i giocatori visionati quell’anno.

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